La basilica, in stile romanico, è costruita in pietra grigia di Moltrasio. La facciata è divisa in cinque scomparti da lesene che lasciano trasparire la suddivisione interna in cinque navate; si possono osservare quattro semicolonne appoggiate alle lesene a cui si congiungeva un portico che sosteneva uno spazio superiore per la devozione dei fedeli. Il portale presenta una raffinata decorazione scolpita a bassorilievo con motivi vegetali, figure allegoriche e mostruose. Nella parte superiore della facciata e lungo i fianchi dell'edificio, la decorazione è affidata a una serie di archetti e a una regolare teoria di finestre monofore che alleggeriscono la struttura. La presenza di un doppio campanile conferisce originalità alla basilica: la torre a sud è originale, mentre quella a nord fu abbattuta nel XIX secolo e ricostruita.
Varcato l’ingresso, la chiesa appare suddivisa in cinque navate. Quella centrale è scandita da cinque archi a tutto sesto sostenuti da massicci pilastri cilindrici in pietra di Moltrasio con basamento e capitelli cubici di sarizzo; in origine, o nei secoli XII e XIII, essi dovevano essere intonacati e marmorizzati. Sul pavimento della navata si susseguono le lastre sepolcrali di alcuni vescovi di Como (secc. XIX-XX). Sulle pareti della navata sono visibili tracce della decorazione pittorica medievale: risale alla chiesa romanica il fregio sotto le travi del tetto, costituito da palmette su sfondo scuro, accompagnato da fasce rosse, gialle, bianche e nere; sono del Trecento i motivi in blu/giallo e verde/rosso bruno scuro che disegnano le finte ghiere degli archi che scandiscono la navata. Le navate laterali sono delimitate da colonne monolitiche, alcune in sarizzo, altre in marmo, sormontate da capitelli di forma cubica o scolpiti con motivi ornamentali. Le navate laterali sono chiuse da absidi nelle quali sono collocati quattro altari rifatti negli anni Trenta del Novecento nel corso dei restauri curati da Antonio Giussani, che rinnovò anche la pavimentazione delle absidiole: quello esterno della navata destra è ornato con una statua della Madonna col Bambino, eseguita verso la fine del Trecento. Al di là delle navate si apre il profondissimo coro, in origine destinato ad ospitare le liturgie della comunità monastica. Questa parte della basilica è ripartita in due campate delimitate da pilastri polistili, dai quali si sviluppano le costolature della volta a crociera. La seconda campata è illuminata da finestre in parte non originali: quelle del primo ordine furono ampliate nel corso dei lavori cinquecenteschi mentre le strombature furono rifatte durante i restauri del Balestra. Accanto all'altare maggiore una statua del 1490 attribuita a Tommaso Rodari rappresenta sant'Abbondio. Le strutture della basilica paleocristiana, scoperte durante i lavori di restauro avviati nel 1863, sono ancor oggi segnate nel pavimento della chiesa con lastre di marmo scuro, mentre in corrispondenza delle antiche aperture è posto del marmo chiaro.
Il ciclo di affreschi di sant'Abbondio è attribuibile a diverse maestranze, tra queste si segnala l'opera di un pittore convenzionalmente identificato come Maestro di sant'Abbondio aggiornato all'innovativo linguaggio giottesco e dalla personalità forte e originale; gli studi più recenti li collocano tra il 1315 e il 1324 durante l'episcopato del vescovo francescano Leone Lambertenghi, committente dell'opera. Il programma iconografico si sviluppa dall'arco di trionfo (Annunciazione), prosegue sulle volte (Padri della Chiesa occidentale, dodici santi, un cielo stellato), si svolge sui pilastri e sulla curvatura absidale (Antenati di Cristo, i dodici Apostoli, venti episodi della vita di Gesù) e culmina nella calotta absidale (Cristo in trono, la Vergine Maria, san Giovanni Battista, san Pietro e san Paolo). Le venti scene evangeliche presentano due temi cristologici: la Natività di Gesù e la sua Passione. Nella parte superiore sono riconoscibili gli episodi dell'infanzia di Gesù, mentre nella fascia centrale e in quella inferiore sono narrate le vicende culminanti della sua esistenza terrena, dall'ingresso in Gerusalemme alla deposizione nel sepolcro. Uscendo dalla basilica si possono osservare gli affreschi della tribuna (sopra la porta di ingresso) della metà del XIV secolo e due tele del XVII secolo (ai lati della porta di ingresso): l'Assunzione di Maria attribuito a Giovan Battista Crespi e il Miracolo di sant'Abbondio che risuscita un bambino attribuito a Giovan Battista Recchi.
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La statua di Sant’Abbondio si trova all’interno della Basilica a lui dedicata, situata poco fuori le antiche mura di Como. Questo edificio è uno dei più significativi esempi di architettura romanica lombarda, costruito nel XI secolo dai monaci benedettini. Sant’Abbondio fu il quarto vescovo di Como nel V secolo e svolse un ruolo importante nella diffusione del cristianesimo nella zona. È venerato come patrono della città, e la sua figura è profondamente legata alla storia religiosa locale. La statua lo raffigura in abiti vescovili, con un’espressione solenne e benevola, simbolo della sua saggezza e guida spirituale. Collocata in un contesto architettonico ricco di affreschi medievali e decorazioni, la statua contribuisce a rafforzare l’atmosfera sacra della basilica. Ogni anno, in occasione della sua festa, la città celebra la memoria del santo con eventi religiosi e tradizionali.
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All'interno della Basilica di Sant'Abbondio a Como si trovano diverse sepolture di grande rilievo storico e religioso, che testimoniano l'importanza del sito come centro spirituale fin dall’alto medioevo. La più importante è sicuramente quella di Sant’Abbondio, quarto vescovo di Como e patrono della città. Le sue spoglie riposano nella cripta, situata sotto l’altare maggiore. La cripta è uno spazio romanico a tre navate, sorretto da colonne con capitelli scolpiti, e ospita un altare sopra la tomba del santo. Questo luogo sacro fu costruito per permettere ai fedeli di pregare vicino alle reliquie del vescovo senza disturbare le funzioni religiose principali.
Accanto a Sant’Abbondio, nei secoli furono sepolti anche altri vescovi di Como, monaci benedettini e importanti personaggi ecclesiastici legati alla basilica e al monastero annesso. La presenza di queste sepolture indica che la basilica era non solo un luogo di culto, ma anche un centro di potere religioso, dove venivano accolti i membri più influenti del clero locale.
Durante gli scavi archeologici e i restauri avvenuti nel corso del tempo, sono state ritrovate tombe antiche e resti umani appartenenti sia al periodo paleocristiano che medievale. Alcune sepolture sono molto semplici, altre più elaborate, con lastre tombali scolpite o decorate. Alcuni di questi sepolcri si trovano nel pavimento della basilica, visibili ai visitatori.
La basilica fu anche legata all’ordine dei monaci benedettini cluniacensi, che nel XI secolo ne ricostruirono la struttura e ne fecero un importante centro monastico. I monaci stessi venivano spesso sepolti all’interno della chiesa o nelle aree annesse, come il chiostro o il capitolo.
Queste sepolture, oggi in parte conservate, in parte perdute o trasferite, raccontano una lunga storia di fede, autorità religiosa e arte funeraria. Visitando la basilica, si percepisce il legame profondo tra il culto dei santi, il ruolo del clero e la storia della città di Como, che per secoli ha trovato in questo luogo il cuore della propria spiritualità.
Organo Mascioni op. 733, anno 1957.
Lo strumento è collocato in tribuna, dove troviamo ulteriori affreschi, che raffigurano alcuni miracoli fatti da sant'Abbondio.
trasmissione elettro-pneumatica: 2 tastiere di 58 note, pedaliera concava radiale di 30 note.